Giuliano, professore di letteratura nordica da Torino a Oslo

“Vivo a Oslo, in Norvegia. Ho lasciato l’Italia perché nel mio campo professionale non c’erano o quasi possibilità di lavoro. In realtà, il momento in cui ho deciso di lasciare l’Italia è arrivato dopo quasi un decennio di vita pendolare tra Torino e Oslo, ed è coinciso con il non aver vinto un raro concorso nel mio settore e aver finalmente compreso che per poter fare il lavoro che amavo avrei dovuto giocare le mie carte all’estero.

Alla domanda ‘che lavoro fai?’ di solito rispondo, scherzando, che ‘vendo ghiaccio agli eschimesi’. Sono professore associato di letterature nordiche, specializzato su Henrik Ibsen, all’Università di Oslo. Diciamo che insegno ai norvegesi la loro letteratura! Anche se in realtà non è del tutto vero, perché molti studenti sono ragazzi stranieri che, come me, sono venuti in Norvegia per imparare la lingua e la cultura locale. A questo lavoro sono arrivato prima con un Erasmus a Oslo nel 2002-2003, a cui è seguito un dottorato, sempre a Oslo, concluso nel 2011, e un relativamente breve pellegrinaggio tra varie università norvegesi.”

Pubblicato il 26.11.2021

da: Torino
a: Oslo, Norvegia

#oslo #norvegia #scapàdaca #torino #piemonte #expat #piemontesinelmondo

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Pubblicato il 26.11.2021

da: Torino

a: Oslo, Norvegia

#oslo #norvegia #scapàdaca #torino #piemonte #expat #piemontesinelmondo

“A parte mia moglie, che è francese, e le mie due figlie, ho due-tre cari amici norvegesi di vecchia data, e una serie di altri amici e conoscenti in parte italiani, francesi, norvegesi e di altri paesi. Mi ritengo fortunato da questo punto di vista, perché le amicizie più profonde che ho qui sono maturate negli anni di studio, e farsi degli amici è stato relativamente facile. Credo sia molto più difficile per chi si trasferisce in età adulta e magari, soprattutto all’inizio, non conosce bene la lingua.

Ci sono pochi piemontesi a Oslo, che io sappia. Ma proprio stasera ne è passato uno sotto casa mia, a cui ho lasciato una cosa. Potergli dire “tut bin” e “ben gentile” è un piccolo lusso nostalgico che sono felice di potermi permettere.

Non ho ricordi di un preciso momento difficile nella mia vita da expat, ma ricordo i problemi iniziali a confrontarsi con nuove abitudini, codici sociali e leggi non scritte che contano molto nell’interazione con gli altri. Tra i più belli, sicuramente la nascita delle nostre due bambine e i conseguenti congedi parentali, che durano quasi un anno e per un terzo sono riservati ai papà. Ci siamo sentiti veramente trattati bene e coccolati dallo Stato in cui viviamo.”

Pubblicato il 29.11.2021

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Pubblicato il 29.11.2021

“Tra le cose più belle, direi il ritmo di vita e di lavoro, che è relativamente rilassato, ma riesce a dare delle possibilità a chi ne ha voglia e talento. Soprattutto se si hanno bambini, la Norvegia è un posto bellissimo per vivere. Tra le cose meno belle, potrei forse (banalmente) dire il clima rigido e la poca luce nei mesi invernali, ma quest’anno le lunghe settimane sottozero mi hanno finalmente permesso di provare a giocare a hockey su ghiaccio, quindi in realtà non vedo l’ora che tornino.

Tornerò stabilmente in Italia? Difficile a dirsi. Ogni volta che mia moglie ed io ci poniamo la questione, entro trenta secondi ci rispondiamo che stiamo bene dove siamo. Ma chissà, forse un giorno, con le figlie grandi e senza mutuo da pagare, potremmo decidere di goderci la pensione nel Monferrato…
Sono nato e vivevo a Torino. Quello che mi manca di più sono la famiglia e gli amici che ho lasciato, e la spontaneità di sapere dove andare e cosa trovare nei vari quartieri della città. E poi l’architettura, potersi imbattere nel barocco o nel liberty facendo solo quattro passi mi manca tantissimo. Quello che non mi manca è sicuramente il traffico, l’inquinamento e il caldo terribile dei mesi estivi.”

Pubblicato il 01.12.2021

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Pubblicato il 01.12.2021

“A parte la mancanza dei parenti e degli amici, che non vediamo da gennaio 2020, e la preoccupazione per loro, la Norvegia non ha avuto momenti di crisi durante la pandemia e quindi non ce la siamo vista troppo brutta (per ora, e ringraziando Dio). Avendo una famiglia qui siamo riusciti a gestire i nostri problemi in un modo o nell’altro. Certo, se avessimo avuto i genitori accanto quando è nata la nostra seconda bambina, a maggio dell’anno scorso, sarebbe stato più semplice. Ma lei ci ha aiutato nascendo in poco più di due ore.

Non riesco a scindere il Piemonte dall’Italia perché avendo sempre vissuto a Torino prima di emigrare, per me “l’Italia” coincide un po’ con questa città - il resto è un posto relativamente “straniero” che amo comunque scoprire come turista. Vedo l’Italia come un posto bellissimo e pieno di gente intraprendente, ma con un sacco di stress addosso e di impedimenti/convenzioni sociali che le impediscono di fare significativi passi avanti. Alcune di queste convenzioni, viste da fuori, sembrano un po’ ridicole. Ma la verità è che ciò che sembra ridicolo ha solo delle motivazioni che, per via della lontananza, in parte mi sfuggono. È un posto che quando torno mi sembra di conoscere bene, ma che al tempo stesso mi trova impreparato. Non è una bella sensazione - è un segno del tempo che è passato.”

Pubblicato il 03.12.2021

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Pubblicato il 03.12.2021

L'itinerario di questa storia 

Scapà da ca è un progetto della Fondazione Enrico Eandi, fondazione culturale piemontese dedita alla valorizzazione, divulgazione e promozione del patrimonio culturale del Piemonte.